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BANKITALIA: 30% FAMIGLIE HA PERCEPITO MENO REDDITO

La Banca d’Italia ha condotto la quinta edizione dell’Indagine Straordinaria sulle Famiglie italiane per raccogliere informazioni sulle loro condizioni economiche e aspettative. Le interviste hanno coinvolto quasi 2.500 nuclei familiari e sono state fatte alla fine di aprile, prima dell’allentamento delle misure di lockdown.
Come nella precedente edizione dell’indagine, il 30 per cento (29,9%) delle famiglie dichiara di aver percepito nell’ultimo mese un reddito più basso rispetto a prima dello scoppio della pandemia. In particolare, per il 15,8% si è ridotto di meno del 25 per cento, per il 7,8% tra il 25 e il 50, per il 6,3% si è abbassato di più del 50%.
Al Nord, per il 16,3% è diminuito meno del 25 per cento, per l’8,3% tra il 25 e il 50, per il 6,6% di più del 50%, per un totale pari al 31,2%. Al Nord, quindi, un peggioramento reddituale maggiore rispetto alla media italiana.
Per quanto riguarda lo stato occupazionale, per i lavoratori autonomi la percentuale sale al 45,1%, sommando quelli per i quali il reddito si è ridotto di meno del 25 per cento (20,9%), tra il 25 e il 50 (14,9%) e più del 50% (9,3%). Ancora peggio va per i disoccupati: ben il 56,9% ha visto calare le proprie entrate mensili.
Il peggioramento delle condizioni reddituali è mitigato dalle misure di sostegno al reddito: tra marzo e aprile del 2021 ne avrebbe beneficiato poco più di un quinto dei nuclei.
Il 59,9% delle famiglie ritiene che il valore delle proprie attività finanziarie nel 2020 sia rimasto stabile, il 33,1% sostiene che sia diminuito, quota che raggiunge il 40 per cento tra quelle il cui capofamiglia è occupato nei settori maggiormente colpiti dalla pandemia (ristorazione, turismo, commercio al dettaglio) e raddoppia tra coloro che hanno riportato una riduzione del reddito rispetto a prima dell’emergenza sanitaria. Solo il 7,1 per cento dei nuclei riporta un aumento del valore delle proprie attività finanziarie nel corso del 2020; l’incremento riguarda prevalentemente le famiglie che dichiarano di arrivare con facilità alla fine del mese.
Rispetto alla rilevazione precedente, la quota di nuclei che si aspetta di spendere nei prossimi dodici mesi meno del proprio reddito annuo riuscendo a mettere da parte qualche risparmio è rimasta sostanzialmente stabile (45,9%).
I comportamenti di consumo restano condizionati dall’emergenza sanitaria. Il 70% delle famiglie ha smesso di andare in alberghi, bar e ristoranti, il 15,6% è andata meno spesso, il 45,1% ha smesso di fare acquisti in negozi di abbigliamento e calzature (il 34% un po’ meno spesso) rispetto al periodo precedente la pandemia; il 38,5% non va più dal parrucchiere o dall’estetista (33,6% meno spesso). La contrazione interessa anche i nuclei che arrivano con facilità alla fine del mese, per i quali pesano soprattutto le misure di contenimento ancora in vigore al momento dell’intervista e la paura del contagio.
Le intenzioni di consumo si confermano nel complesso caute. Oltre i due terzi delle famiglie (68,9%) dichiarano che avrebbero mantenuto invariate le spese per beni non durevoli e servizi nei successivi tre mesi, un quarto (25,6%) le avrebbe ridotte. Nelle valutazioni delle famiglie, le aspettative di consumo dipendono anche dal successo della campagna vaccinale, che per un terzo dei nuclei in aprile stava procedendo meglio o in linea rispetto alle attese.
Articolo realizzato nell’ambito del Progetto InRete oltre il Covid con fondi Ministero Sviluppo Economico. Riparto 2020