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BANKITALIA, RALLENTANO PRESTITI

Nel 2020 rallentati i prestiti alle famiglie lombarde: il tasso di crescita è sceso dal 3,6% del dicembre 2019 all’1,3% del dicembre 2020.
Vi ha contribuito in misura più marcata il credito al consumo, mentre la decelerazione è stata più lieve nei mutui per l’acquisto di abitazione. Nel primo trimestre del 2021 la dinamica ha lievemente accelerato. E’ quanto risulta nel rapporto “L’Economia della Lombardia” della Banca d’Italia.
I prestiti alle famiglie hanno beneficiato delle iniziative di moratoria sia governative sia del sistema bancario. A partire dal mese di marzo del 2020 (con il decreto “cura Italia”) è stata infatti prevista la sospensione delle rate di rimborso dei mutui fino a 18 mesi e un contributo per il pagamento degli interessi tramite il rafforzamento del Fondo di solidarietà per i mutui per l’acquisto della prima casa; la misura è stata prorogata al 31 dicembre 2021. Tale sostegno è stato accompagnato da analoghe iniziative, sia sui mutui sia sul credito al consumo, da parte dell’Associazione Bancaria Italiana (ABI) e dell’Associazione italiana del credito al consumo e immobiliare (Assofin), terminate nello scorso mese di marzo. Secondo una stima di Crif, tra marzo 2020 e febbraio 2021 i provvedimenti di moratoria hanno interessato quasi il 14% del debito delle famiglie lombarde (7,2% dei contratti in essere).
Per quanto riguarda i mutui per l’acquisto di abitazioni, nel 2020 il flusso è stato pari a 12,7 miliardi di euro, di cui 10,4 miliardi erano nuove erogazioni, in linea con il 2019, mentre la restante parte era costituita da operazioni di surroga o sostituzione. Il calo registrato nei primi mesi dell’anno, conseguente allo scoppio della pandemia, è stato compensato nella seconda parte del 2020, grazie al recupero delle compravendite immobiliari. Anche nei primi mesi del 2021 il flusso di mutui si è confermato sui valori precedenti alla crisi pandemica. I tassi di interesse applicati ai nuovi finanziamenti, già su livelli storicamente bassi, sono ulteriormente diminuiti. Il miglioramento delle condizioni ha consolidato la ripresa delle operazioni di surroga, sostituzione o rinegoziazione dei mutui (18,1% dei flussi del 2020).
Il differenziale di costo tra i mutui a tasso fisso e quelli a tasso variabile, divenuto negativo sul finire del 2019, si è lievemente ampliato, orientando ulteriormente le famiglie verso il tasso fisso, preferito in oltre l’80 per cento dei nuovi contratti stipulati nel 2020. Alla fine dell’anno i mutui a tasso fisso rappresentavano il 47% del totale dei finanziamenti erogati per l’acquisto di abitazioni. Le nuove erogazioni nel corso del 2020 sono rimaste concentrate nella classe di importo compresa tra 90 e 140 mila euro. È tuttavia aumentata la quota di finanziamenti nella fascia più elevata (oltre i 200.000 euro), a scapito di quelli di importo più contenuto (fino a 90.000 euro). L’età media per l’accensione di un mutuo si è alzata nel corso degli anni: nel 2020 circa il 30 per cento delle erogazioni e dei contratti ha interessato mutuatari con più di 44 anni (era circa il 20 per cento nel 2007).
Il rapporto tra l’ammontare dei nuovi mutui e il valore dell’immobile si è mantenuto stabile, al 66 per cento.
Le famiglie indebitate che, a seguito del calo del reddito disponibile, si sono trovate in condizioni di temporanea difficoltà nel pagamento delle rate sui mutui hanno potuto fare ricorso alle moratorie. Una parte dei nuclei familiari potrebbe anche avere fatto ricorso alla sospensione dei pagamenti o all’allungamento della durata dei prestiti già previsti dalle clausole contrattuali: nell’ultimo quinquennio circa il 40 per cento delle nuove erogazioni prevedeva tale possibilità (circa il 25 per cento delle erogazioni nel periodo 2010-2015).
Il credito al consumo. La forte riduzione dei consumi si è riflessa sulla dinamica dei prestiti destinati a tale tipologia di spesa, che hanno ristagnato nel 2020 dopo un quinquennio di espansione culminato nel picco raggiunto alla fine del 2019 (10%); sulla base di dati preliminari tale dinamica si sarebbe confermata nel primo trimestre del 2021.
Tra i prestiti non finalizzati, calano i finanziamenti personali (-4,1% nel 2020), mentre i crediti erogati attraverso la cessione del quinto dello stipendio, utilizzati prevalentemente da categorie meno esposte al rischio di riduzione del reddito (lavoratori dipendenti o pensionati), hanno continuato a crescere (+6,9%).
Il valore complessivo dei prestiti connessi con le carte di credito è diminuito rispetto al 2019, sebbene l’utilizzo delle carte in sostituzione del contante sia aumentato durante la pandemia, sospinto dal maggior ricorso agli acquisti on line.
Tra i finanziamenti finalizzati, quelli destinati all’acquisto dei mezzi di trasporto hanno registrato un significativo rallentamento, nonostante il recupero nella seconda parte dell’anno anche per le misure di incentivo alla sostituzione dell’auto (al 4,5% a dicembre del 2020, dal 13,6 della fine del 2019). Il costo dei nuovi finanziamenti al consumo si è mantenuto sostanzialmente invariato rispetto all’anno precedente (6,3% nel quarto trimestre del 2020, contro il 6,4 nel periodo corrispondente del 2019).
La sostenibilità del debito delle famiglie. Nel 2020 è cresciuto il rapporto tra il debito delle famiglie e il reddito disponibile (56,6% nel 2020), principalmente per effetto del calo di quest’ultimo. Il rapporto per le famiglie lombarde risultava più elevato della media nazionale per la maggiore consistenza del debito contratto per l’acquisto dell’abitazione. Nel 2020, la capacità di acquisto della casa di proprietà per la famiglia media, è diminuita rispetto all’anno precedente, sia per il calo del reddito disponibile delle famiglie, sia per la crescita dei prezzi immobiliari. Rispetto alla media nazionale, la Lombardia, che presentava fino al 2017 un indicatore migliore grazie al più elevato reddito medio, si collocava l’anno passato in una posizione di leggero svantaggio a causa dei prezzi degli immobili mediamente più alti.
Articolo realizzato nell’ambito del Progetto InRete oltre il Covid con fondi Ministero Sviluppo Economico. Riparto 2020